Tante lacrime sono registrate nella Bibbia, mi limito ad alcune citazioni dei Salmi: “Per il pianto si consumano i miei occhi,”(31,10) “Ogni notte inondo di pianto il mio giaciglio,”(6,7) “Io piango lacrime di tristezza,”(119,28) “Nel tuo otre raccogli le mie lacrime, non sono forse scritte nel tuo libro?”(56,9) Quest’ ultima citazione ci offre due immagini suggestive per dirci che nessuna lacrima va perduta. Dio le custodisce tutte, anche le più segrete, come un tesoro prezioso. Anche Gesù non ha esitato a piangere in diverse circostanze. Dinanzi al sepolcro dell’amico Lazzaro: “Gesù scoppiò in pianto.”(Gv.11, 33-35) Piange per Gerusalemme:”Quando fu vicino, alla vista della città pianse su di essa.”(Lc.19,41) Nella Lettera agli Ebrei è scritto :”Nei giorni della sua vita terrena egli offrì preghiere e suppliche, con forti grida e lacrime, a Dio che poteva salvarlo da morte.”(Ebr.5,7) Gesù non affronta la morte come un eroe imperturbabile, ma si abbandona alla debolezza delle lacrime!
Più volte il Vangelo ci presenta Gesù sconvolto, e perfino sdegnato, di fronte alla malattia e al dolore degli uomini. Agli occhi di Gesù, lamentarsi e piangere non è affatto qualcosa di sconveniente o di incompatibile con la fede. Il dolore e il pianto sono più che giustificati, anche in una prospettiva cristiana, per questo il Messia è venuto “a consolare tutti gli afflitti,(Isaia 61,2) mentre minaccia i gaudenti e gli spensierati:”guai a voi che ora ridete, perché sarete nel dolore e nel pianto.”(Lc. 6,25) Lui per primo ce ne ha dato l’esempio: è piombato in un abisso di pene, quali nessun uomo ha mai provato. Ha vissuto l’assenza della consolazione come aveva predetto il Salmista: “Ho atteso compassione ma invano, consolatori, ma non ne ho trovati.”(Sal.69,31) Infatti nell’orto degli ulivi, prima di affrontare la passione e la morte, Gesù cerca compagnia e consolazione dai tre discepoli prediletti, tenta per tre volte di svegliarli, ma essi, sopraffatti dalla stanchezza, dormono. Gesù allora, rimasto solo, “ cominciò a sentire paura e angoscia,(Mc.14,33) “ il suo sudore diventò come gocce di sangue che cadono a terra,”(Lc.22,44) “Cadde in ginocchio e pregava dicendo: Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà. Gli apparve allora un angelo del cielo per confortarlo.”(Lc.22,43) Pertanto la presenza determinante di un angelo, che consola e conforta Gesù, ci fa capire quanto sia necessario e urgente consolare quelli che sperimentano oggi la solitudine, l’afflizione e invocano la presenza silenziosa ma efficace di un cireneo, di una veronica, di un angelo che asciughi loro le lacrime, addolcisca il peso della croce, li sollevi e li conforti quando non ce la fanno da soli ad affrontare strazianti situazioni di dolore. Non meno provvidenziale fu per Gesù la presenza di sua madre ai piedi della croce: una condivisione silenziosa che rese più dolce e meno triste l’ agonia e la morte.
Consolante allora sarà anche per noi invocare Maria, quando ci troveremo accanto a chi soffre e a chi muore: “A te sospiriamo o Madre, gementi e piangenti in questa valle di lacrime”.
Consolare ha molti sinonimi, come condividere con un afflitto il dolore per la perdita di una persona cara, sollevare qualcuno oppresso da rimorsi o incomprensioni, incoraggiare chi è depresso, alleviare dolori, asciugare lacrime, ma anche rallegrare spiriti affranti; esprimendo sempre, con parole affettuose sincere e misurate, vicinanza e condivisione. Gli afflitti sono facilmente riconoscibili quando, ad esempio, vediamo qualcuno dal volto addolorato, avvilito, abbattuto, sconvolto, depresso o disperato per una improvvisa sciagura familiare, un male incurabile, per problemi familiari spesso insolubili .Come farmaco efficace, i credenti hanno ricevuto l’unzione dello Spirito Santo e per questo sono stati abilitati a” fasciare i cuori spezzati”, a donare coraggio agli sfiduciati, a suggerire valide e cristiane motivazioni per vivere, sperare e lottare a quanti sono afflitti e oppressi da sofferenze di ogni genere. E’ necessario aiutare tutti a reagire, ad aver fiducia in se stessi, a offrire tempo e sostegno perché non si rassegnino al peggio, abbandonandosi invece alla tenerezza di Dio, “come un bimbo in braccio a sua madre”. Donare quindi consolazione a chi è solo, alle famiglie tribolate, ai giovani senza avvenire, ai malati senza speranza di guarigione, è una preziosa opera di misericordia. Le afflizioni umane sono tante quante le persone, e i loro risvolti innumerevoli.
Ci è stato donato per questo lo Spirito Consolatore: Egli ci suggerirà le parole idonee per illuminare le menti smarrite e i cuori mesti, soprattutto quando si piange una persona cara morta prematuramente. Per dare un senso a questi dolorosi eventi, Paolo, nella prima lettera ai Cristiani di Tessalonica, annuncia la speranza cristiana di fronte alla morte, consolando una comunità afflitta per la perdita di alcuni membri: “Se infatti crediamo che Gesù è morto e risorto, così anche Dio, per mezzo di Gesù, radunerà con lui coloro che sono morti”; (1 Ts 4,13-17) esortandoli alla fine a trovare consolazione e conforto nella Parola di Dio:”Consolatevi dunque a vicenda con queste parole”. (1 Ts.4,18) E’ anche significativo nella Bibbia che, l’immagine più commovente che annuncia la salvezza che si realizzerà in paradiso, sia quella di Dio che asciuga le lacrime dagli occhi delle creature umane sofferenti e afflitte:”E Dio asciugherà ogni lacrima dai loro occhi,”(Ap.7,17) “e non vi sarà più la morte, né lutto né lamento, né affanno, perché le cose di prima sono passate.”(Ap.21,4) In ogni caso, anche senza attendere la vita futura, come credenti battezzati cresimati e ripieni dei doni dello Spirito Santo, siamo già stati resi capaci e idonei a consolare; ricchi di tanta grazia, siamo pertanto invitati a lodare e ringraziare il Signore: “Sia benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione, il quale ci consola in ogni nostra tribolazione, perché possiamo anche noi consolare quelli che si trovano in qualsiasi genere di afflizione con la consolazione con cui siamo consolati noi stessi da Dio.”(2 Cor.1,3-4 ) Dio quindi amandoci ci consola, e dal momento che siamo amati e consolati da Lui, rende capaci anche noi di consolare coloro che sono afflitti. Ma dove, quando, e come consolare? Se il mondo è una valle di lacrime, l’ospedale, anche se ha come fine primario quello di guarire le malattie e rilanciare le persone nell’agone della vita, è di fatto anche il luogo dove spesso la paura e la solitudine sono di casa, dove si avvera talvolta la triste realtà della morte, e dove pertanto la presenza di una veronica che asciughi i volti o di un cireneo che aiuti a portare la croce, diventa quanto mai urgente e preziosa.
Fortunatamente è assicurata l’assistenza religiosa e vi sono presenti associazioni di volontariato per i malati ricoverati, mentre urge un’altrettanta presenza nelle case private, dove una moltitudine di disabili, anziani e malati di ogni genere, sono per lo più abbandonati, perché la famiglia, fatte salve lodevoli eccezioni, non è in grado di assicurare loro una assistenza adeguata e premurosa. Si offre così alle comunità cristiane che fanno capo alle Parrocchie, un vasto campo di azione, che solo la fantasia della carità potrà in parte colmare. Stare allora vicino a chi piange, a chi spera, a chi lotta contro ogni speranza, sarà un dono quanto mai prezioso, talvolta necessario più degli stessi farmaci. San Francesco, ci raccontano le Cronache: “si chinava con meravigliosa tenerezza e compassione, verso chiunque fosse afflitto da qualche sofferenza fisica; sentiva sciogliersi il cuore alla presenza dei poveri e dei malati, e quando non poteva offrire l’aiuto, offriva il suo affetto, ossia una tenerezza materna.” Sarà gioia grande pertanto poter noi donare“ l’olio della consolazione e il vino della speranza” a quanti piangono e sono schiacciati da tristezza e dolore, ricorrendo con fiduciosa preghiera alla sorgente : “Spirito Santo, consola la nostra tristezza. Il nostro cuore è colmo di afflizioni e noi siamo sempre mesti. Rendici degni, Signore nostro, della tua consolazione, che è più tenace dell’afflizione.”(Sacco di Ninive) Più suggestiva e toccante la Sequenza di Pentecoste:”Vieni, Santo Spirito, manda a noi dal cielo un raggio della tua luce. Consolatore perfetto, ospite dolce dell’anima, dolcissimo sollievo. Nella fatica riposo, nella calura riparo, nel pianto conforto”.
Padre Rosario Messina
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