Commento al Vangelo – 21 Agosto 2022

Padre Gianfranco Lunardon, Vicario generale dell’Ordine, nel mese di agosto sarà ospite della trasmissione di Radio Vaticana “Lampada ai miei passi”  per commentare il vangelo domenicale.

Il programma, che andrà in onda ogni venerdì alle 6.35 e in replica alle 20.30, è curato da Monia Parente e potete ascoltarlo cliccando qui 

XXI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – 21 agosto 2022

La liturgia di questa XXI domenica del t.o. si sviluppa attorno ad una domanda per certi versi inquietante, ma sicuramente di capitale importanza: “Signore, sono pochi quelli che si salvano?”

Questo interrogativo posto a Gesù sembra sottolineare la dimensione elitaria della salvezza – sono ‘pochi’ e non ‘tanti’ quelli che si salvano.
Ed inoltre sembra insistere sul merito personale circa la propria salvezza, usando una forma verbale riflessiva ‘si salvano’, come se la compiutezza della nostra esistenza dipendesse esclusivamente da noi e non da un immenso intreccio provvidenziale, una sinfonia di volti, eventi, situazioni, valori, pensieri, luci ed ombre … consapevoli però che non siamo noi il direttore d’orchestra e ancora meno il compositore di quest’opera sinfonica.

Ognuno è chiamato a conoscere il suo spartito, a studiarlo, ad interpretarlo con vibrante passione, nel rispetto e nella più totale sinergia con il proprio prossimo!
Bisogna, però, realisticamente rilevare che l’inclinazione dell’essere umano è di stravolgere questa verità e di dover “meritarsi” il dono gratuito di Dio. Così l’antico popolo dell’Alleanza presumeva di essere l’eletto per meriti di nascita e di sangue a cui toccava la salvezza, negata agli altri popoli.
Il popolo di Israele, al ritorno dall’esilio si trova nella situazione in cui le differenze di razza e lingua erano scomparse e gradualmente ridimensionavano il concetto stesso di popolo eletto cui era riservata la salvezza, negata agli altri.
In questa prospettiva, la conclusone del libro del profeta Isaia, nella prima lettura, apre a tutte le genti la partecipazione al culto e al sacerdozio, non più riservati ad una casta privilegiata.

Il centro dell’annuncio di Isaia è condensato proprio nel verbo “radunare”, che in origine si riferiva alla diaspora giudaica, ed ora diventa una speranza per l’umanità intera.
Anche le persone che “non hanno mai udito parlare di Dio e non hanno mai visto la sua gloria”, ma la cui esistenza è giusta, li rende già popolo di Dio.
In questo senso, il salmista osservando il flusso di viaggio che l’intera umanità compie verso Dio, esprime la sua riconoscenza per la fedeltà e l’amore del Signore.

La seconda lettura, tratta dalla lettera agli Ebrei, ci pone davanti al grande problema della sofferenza e del dolore che da sempre interroga l’uomo in rapporto a Dio.
Ad una lettura un po’ qualunquistica potremmo domandarci: come può Dio che è misericordia far soffrire le persone anche solo per motivi di correzione?
Può essere questo il rimedio o la pedagogia per la conversione della vita, in vista dei beni futuri?
Forse è più opportuno, inquadrare storicamente il testo per comprendere che gli ebrei convertiti al cristianesimo erano sottoposti, dai loro connazionali, a numerose persecuzioni che indebolivano la comunità: era quindi necessario lanciare un appello alla perseveranza come virtù necessaria per sostenere le prove della vita e crescere in una fede robusta e matura.
Naturalmente questo invito vale anche per noi oggi: saper affrontare i momenti difficili senza lasciarci travolgere dalla disperazione, dalla tentazione di allontanarci da Dio, coltivando un atteggiamento di fede e di fiducia, fondato nella certezza che Gesù è sarà sempre, l’Emmanuele, il Dio-con-noi.

Tre immagini potenti caratterizzano la pericope evangelica: una porta stretta e davanti ad essa una folla che si accalca e preme per entrare; poi si descrive un padrone di casa che addirittura chiuderà quella porta e non lascerà più entrare nessuno; alla fine, con un cambio improvviso di prospettiva, la terza immagine ci porta oltre quella soglia stretta, immersi in un’atmosfera di festa multietnica con persone che da oriente e da occidente, da nord e da sud si sono radunate per la condivisione intima della mensa.

A Gesù, mentre era in cammino verso Gerusalemme, un tale chiese: “Signore sono pochi quelli che si salvano?”
La risposta di Gesù non è molto confortante. Nessuno deve considerare una facile assicurazione di salvezza, solo per l’appartenenza ad un mondo religioso e neanche le pratiche religiose sono una deterministica garanzia di salvezza.
Anzi la sicurezza di sé porta distanti da Dio. “Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza”, abbiamo celebrato tante volte l’eucarestia, cibandoci del tuo corpo e del tuo sangue, e ci potresti dire che non abbiamo nulla in comune con te, che siamo operatori d’iniquità?

Tutta la vita di Gesù è stata come uno svelare le nostre incongruenze, le nostre ipocrisie nascoste dietro una pratica religiosa già stigmatizzata dai profeti.
Il vero culto a Dio consiste nel conoscerlo, per poter realizzare la vocazione umana: diventare somiglianti a lui, per essere giusti come lui è giusto, operando il bene.
Conoscere Dio è, come dice Geremia, “tutelare la causa del povero e del misero”.
Se invece preferiamo la via larga dell’apparenza, alla “porta stretta” della verità, avremo già ricevuto la ricompensa, che proviene esclusivamente dagli uomini ma non da Dio.

E allora … ‘sforzatevi’ di entrare: è il termine che dice agonismo, spirito combattivo, generoso impegno e dedizione da parte di un atleta nel corso di una competizione. Gesù ci invita a sforzarci, a combattere … ‘sforzare’ significa, esattamente, andare oltre le proprie forze e quindi migliorarsi. Ogni sportivo sa che la vittoria prevede un duro allenamento, e anche Gesù ci avverte che molti “cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno”, letteralmente: non avranno la forza… ovvio, non si sono allenati!
La porta è stretta o meglio: non è ne stretta ne larga … è semplicemente giusta e forse sono io che mi devo mettere un po’ a dieta per poterci entrare.
La porta non è stretta per colpa di qualcuno (in questo caso Dio stesso), come se Lui si divertisse a farci tribolare.
La porta è stretta a causa della nostra umanità per cui tutti noi sperimentiamo la fatica, il dolore, il limite; inoltre la porta è stretta anche per obbligarci a lasciare andare tutto ciò che non è indispensabile.

Sicuramente la caratteristica della porta di essere ‘stretta’ evoca per noi fatiche e difficoltà: invece dobbiamo tener ben presente che:
• la porta è stretta, cioè piccola, come lo sono i piccoli e poveri che sono già gli abitanti del Regno di Dio;
• è stretta ma è a misura d’uomo, di un uomo nudo ed essenziale, che ha lasciato giù tutto ciò di cui si gonfia in modo innaturale: il superfluo esistenziale, in sostanza
• e soprattutto … la porta è stretta, ma è aperta!
Infatti questa pagina di vangelo, a tratti drammatica, si conclude con un’immagine di di fraternità, che rincuora e consola. Se è vero che l’indicazione del tempo è vaga (quando) l’indicazione di spazio è molto dettagliata: vengono nominati i quattro punti cardinali … la porta è stretta per tutti, ma tutti coloro che hanno il coraggio di oltrepassarla, godranno di questa grande festa! Ed è una grande casa, perché tutti si “sdraieranno a mensa”. Dopo la porta stretta ecco un’immensa casa che accoglie, per accomodarsi e gioire, tutti insieme!