Al San Giacomo in Augusta, antico Ospedale fondato da papa Benedetto XII nel 1339, rinominato degli incurabili da papa Leone X, che con la bolla Salvatoris Nostri Domini Jesu Christi del 19 luglio 1515, sanciva esplicitamente la trasformazione a ricovero per malati incurabili di tutte le classi sociali e senza distinzione di sesso, nasce e matura in San Camillo la prima idea di una nuova fondazione. È in questo Pio luogo che a Camillo si deve il merito di aver dato vita ad una assistenza agli infermi più moderna e qualificata. Siamo nel 1579, quando Camillo ritorna per la terza volta al San Giacomo con mutato spirito, assumendo le mansioni di Maestro di Casa.
Ma cosa significa Maestro di Casa? Significa tenere la direzione interna dell’Ospedale sotto il controllo di uno dei quattro guardiani, incaricati di ciò, ma che vivevano fuori dall’ospedale. Al Maestro di casa sottostanno i cappellani, il Priore, il Medico, il Chirurgo e il suo sostituto, gli infermieri e gli impiegati. Per l’esercizio delle sue mansioni doveva tenere aggiornati tre registri amministrativi, denominati Libri del Mastro di Casa. E’ tenuto a dimorare nell’Ospedale, a presiedere “agli atti comuni della famiglia” conservandola in buona pace e armonia, “avendo l’occhio per tutto, come buono e diligente padre” di essa. Il tutto per il miglior governo dei malati. […]. In conformità al mandato avuto, Camillo è veramente un “buon padre”. Riesce, in capo ad un anno, a mutar faccia al Pio Luogo. Intuitivo e pratico non si accontenta e non si accontenterà mai di ciò che ottiene senza sforzo. Egli guarda sempre più avanti affrontando con volontà acuminata ogni ostacolo e raggiungendo conquiste impreviste.
Giungerà così a concepire la prima idea di fondare una Compagnia di infermieri, per la riforma dell’assistenza ai malati, uomini coscienti e consapevoli della propria missione di servire i malati, senza lusinga di mercede, volenterosamente, per amore di Dio con la carità amorevole con cui una madre assiste un figliolo infermo e, allo stesso tempo, come medici e sacerdoti. Sceglierà questi tra i dipendenti e servi del San Giacomo, i migliori, i più inclini a pietà e pronti al loro ufficio. I loro nomi: Bernardino Norcini di Amatrice; Curzio Lodi dell’Aquila; Ludovico Altobelli, veronese; Benigno Sauri, di cui non c’è memoria nei libri del San Giacomo, ma che abbandonò presto l’ospedale e Don Francesco Profeta di Randazzo in Sicilia. Il passaggio storico di questo avvenimento è segnato dalle mirabili “Regole della Compagnia delli Servi delli Infermi” con gli “Ordini e modi che si hanno da tenere nelli Hospitali in servire li poveri infermi” da lui composti al termine e a conclusione del suo tirocinio di nove anni nell’assistenza ai malati al S. Giacomo. Molti documenti che testimoniano la fedele e scrupolosa attività di amministratore del Santo sono conservati nell’archivio della Casa Generalizia AGMI 4839.
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