GALLERIA FOTOGRAFICA GERMANA SOMMARUGA
Inchiesta sulle virtù, fame e santità
Una sera, il 6 gennaio 1936, ebbe un’intuizione. Ecco un suo scritto relativo a quel momento:
“Un’idea improvvisa, ancora non nitida, ma abbastanza precisa: restare nel mondo, dar vita a un movimento di laiche consacrate che, nel mondo, assistessero i malati nello spirito di S. Camillo, che penetrassero in ogni ambiente anche il più miserabile, e preparassero la via al sacerdote, a Cristo”.
L’intuizione della consacrazione secolare era chiara in lei, le modalità di attuazione ancora indefinite. In realtà si trattava di fondare un Istituto Secolare, solo che allora non esistevano ancora istituti di questo tipo.
L’incontro con il P. Angelo Carazzo, camilliano, nel 1937, fu determinante. Egli le promise il suo appoggio: fu animatore, sostegno, guida spirituale oltre che per lei anche per le prime persone che accolsero il suo progetto.
Intanto infuriava la seconda guerra mondiale (1940-1945): l’Italia era divisa in due e Germana cercava di raggiungere con ogni mezzo le missionarie della prima ora e quelle che man mano aderivano al suo progetto.
Anche in famiglia Germana ha molti problemi: muore il papà e il fratello maggiore; il fratello minore viene deportato in Germania. Insieme con la mamma (la seconda sposa del papà) Germana vive nelle ristrettezze fuori Milano fino alla fine della guerra, quando improvvisamente il fratello torna dalla prigionia.
Nel settembre 1945 moriva P. Carazzo. Mons. Giovanni Cazzani, allora arcivescovo di Cremona, seguì con paterna sollecitudine gli inizi dell’Istituto, fino a riconoscere, nel 1948, il nuovo Istituto secolare “Missionarie degli Infermi” di diritto diocesano. Attraverso varie tappe la Chiesa riconobbe negli anni successivi l’Istituto di Diritto pontificio.
Appena ottenuta la laurea in lettere (1938), presso il Magistero dell’Università Cattolica, ha lavorato come insegnante di Scuola Media Statale, convinta che il lavoro professionale è uno dei doveri primari della donna, nel mondo di oggi, e ha continuato fino al pensionamento (1977).
Seguirono anni di intenso lavoro e studio, non solo da parte di Germana, ma di tutte le missionarie da lei coinvolte nella ricerca della volontà di Dio per chiarificare questa nuova vocazione, nel presente e nel futuro, per rispondere ai “segni dei tempi”, ai bisogni dei sofferenti, alle attese dei più deboli. Intanto l’Istituto cresceva: dopo la fondazione in Francia e Belgio (1950-1951), furono accolte nuove vocazioni in America Latina e in Asia e negli ultimi decenni anche in Africa. Finché le è stato possibile, Germana ha seguito di persona le Fondazioni, anche dopo aver concluso il proprio servizio di presidente generale dell’Istituto (1973).
Tra le sue intuizioni c’è l’estensione della spiritualità e della missione dell’Istituto ad Associati che, nel loro stato di vita e rispettando i loro doveri primari, assumono un impegno di vita cristiana intensa, nell’amore ai sofferenti, amore che diventa operoso secondo le concrete condizioni e possibilità di ciascuno. Così hanno preso vita le Collaboratrici, le Comunità Familiari (coppie di sposi) “Cristo Speranza”.
Ha fondato un’associazione per l’assistenza a domicilio, gratuita per i non abbienti, in vari luoghi, precorrendo i tempi dei servizi pubblici.
Assieme ad altre amiche ha istituito un fondo per borse di studio a giovani desiderose di diventare infermiere.
Mise la sua esperienza e la conoscenza che le veniva dall’essere consultore della Congregazione per la Vita Consacrata (settore I.S. e per le Società di vita apostolica) (1978-1991), a servizio di tanti che a lei si rivolgevano. In questo modo ha potuto continuare lo studio della vocazione di consacrazione secolare che – secondo lei – deve ancora essere approfondito.
Nonostante l’indebolimento fisico e i dolori per un’artrite reumatoide, che non l’abbandonavano mai, fu infaticabile nel produrre materiale formativo per incontri e convegni, per riviste di spiritualità italiane ed estere, conferenze per la Radio Vaticana e libri pubblicati dall’O.R. e dalla SALCOM, la casa editrice dell’OARI (Opera Assistenza Religiosa agli Infermi), Associazione nella quale aveva collaborato fin dalla sua fondazione.
Gli ultimi anni di Germana sono stati di grande purificazione per il progressivo peggioramento del suo stato di salute.
Coerente con lo stile della scelta di vita, nel febbraio 1987 lasciò la sua abitazione di Milano per vivere in casa di riposo: prima a Rho, poi a Capriate (Bergamo) presso i Camilliani, dove concluse la sua esistenza terrena il 4 ottobre 1995.
La celebrazione delle esequie fu solenne nell’estrema semplicità della liturgia, partecipata da molti, vicini e anche dall’estero: Camilliani, sacerdoti, ospiti e personale della Casa di Riposo, persone dell’istituto, associati, amici. Le sue spoglie sono custodite nel cimitero di Capriate S. Gervasio.
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