Assemblea Internazionale FCL: la relazione di p. Pessini

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Roma-Villa Primavera, 15-19 ottobre 2018
 Tema della relazione
Chiamati alla santità nella mia storia personale: esortazione apostolica ‘Gaudete et Exsultate’ di papa Francesco
Presentazione
Leo Pessini – Superiore Generale dei Camilliani

Introduzione

Obiettivo della esortazione apostolica

«»Il mio umile obiettivo è far risuonare ancora una volta la chiamata alla santità, cercando di incarnarla nel contesto attuale, con i suoi rischi, le sue sfide e le sue opportunità.  Perché il Signore ha scelto ciascuno di noi ‘per essere santi e immacolati di fronte a Lui nella carità’ (Ef 1,4)» (n.2).

Santità dei piccoli gesti quotidiani

«compiere azioni ordinarie in un modo straordinario» (santa Teresa del Bambino Gesù).

«Mi piace vedere la santità nel popolo di Dio paziente: nei genitori che crescono con tanto amore i loro figli, negli uomini e nelle donne che lavorano per portare il pane a casa, nei malati, nelle religiose anziane che confinano a sorridere.  In questa costanza per andare avanti giorno dopo giorno vedo la santità della Chiesa militante» (n.10).

«Tutti siamo chiamati ad essere santi vivendo con amore e offrendo ciascuno la propria testimonianza nelle occupazioni di ogni giorno, lì dove si trova» (n.14).

«Ogni santo è una missione, è un progetto del Padre per riflettere e incarnare, in un momento determinato della storia, un aspetto del Vangelo» (n.19).

Santità e beatitudine (cap. III)

Le Beatitudini (cf. Mt 5,3-12; Lc 6,20-23) «sono come la carta d’identità del cristianoÈ necessario fare, ognuno a suo modo quello che dice Gesù nel discorso della Beatitudini… nella quotidianità della nostra vita siamo chiamati a fare trasparire il volto del Maestro» (n.63).

Felice, beato sono sinonimo di santo!

Beati i poveri in spirito, perché di esse è il regno dei cieli’

«Il Vangelo ci invita a riconoscere la verità del nostro cuore, per vedere dove riponiamo la sicurezza della nostra vita”.  Beati i poveri in spirito, che hanno il cuore povero, in cui può entrare il Signore con la sua costante novità».

Luca non parla di una povertà ‘di spirito’, ma di essere ‘poveri’ e basta (cfr.6,20), e cosi ci invita anche a un’esistenza austera e spoglia.

Beati i miti, perché avranno in eredità la terra

«Gesù disse: ‘Imparate da me che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita” (Mt 11,29). Se viviamo agitati, arroganti di fronte agli altri, finiamo stanchi e spossati. Per Santa Teresa di Lisieux “la carità perfetta consiste nel sopportare i difetti altrui, non stupirsi assolutamente delle loro debolezze».

Nella Bibbia si usa spesso la medesima parola anawim per riferirsi ai poveri e ai miti. Paolo menziona la mitezza come un frutto dello Spirito Santo (cfr.  Gal 5,23). Anche quando si difende la propria fede e le proprie convinzioni, bisogna farlo con mitezza (cfr. 1 Pt 3,16) (n.64).  «… Pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi. Tuttavia questo sia fato con dolcezza e rispetto, con una retta coscienza».

Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati

«La persona che vede le cose come sono realmente, si lascia trafiggere dal dolore e piange nel suo cuore è capace di raggiungere le profondità della vita e di essere veramente felice» (n.76). Dai tempi patristici la Chiesa apprezza il dono delle lacrime.  San Paolo ai Romani: “Piangete con quelli che sono nel pianto (Rom 12,15).

Un proverbio africano dice che “le lacrime fanno male quando tornano agli occhi”, quando cioè non esprimono dolore sincero per gli altri e dicono solo frustrazione soggettiva, e allora non servono a nulla e ricadono sterili su chi piange, invano. “Le lacrime sono buone e fanno bene, quando cadono a terra e la inzuppano perché ne nasca una realtà nuova e bella. Queste diventano lacrime feconde (cfr. Cencini A., Abbracciare il futuro con speranza. Il domani della vita consacrata, Paoline, Milano 2018, 92).

Papa Francesco nella visita pastorale nelle Filippine ha incontrato dei giovani (18 gennaio 2015). Sono state Glyzelle Palomar e Jun Chura, di 12 e 14 anni, a ispirare il discorso di papa Francesco. Le ragazzine hanno parlato della loro vita di strada durante l’incontro del pontefice con i giovani nell’Università di Santo Tomas a Manila. Bergoglio è rimasto molto colpito dalla loro storia. «Perché Dio permette certe cose?» Glyzelle e Jun hanno dato una commovente testimonianza sulla vita dei piccoli abbandonati, vittime di abusi, sfruttati per la prostituzione minorile e indotti all’uso di droga e farmaci. «Impariamo a piangere». Il papa le ha accarezzate, le ha abbracciate per consolarle e ha dovuto mettere da parte il discorso che aveva preparato dicendo: «Non ci sono parole per rispondere a questa domanda. La prima cosa che vi volevo dire è: impariamo a piangere. Come oggi ci ha insegnato la vostra testimonianza, la grande risposta che possiamo dare alla grande domanda oggi è impariamo a piangere. Certe verità si vedono solo con gli occhi delle lacrime». «Al mondo di oggi manca la capacità di piangere. Piangono gli emarginati, piangono i disprezzati, però non capiamo molto di queste persone se non piangiamo. Certe verità della vita si vedono soltanto con gli occhi delle lacrime. Vi invito quindi a chiedervi – ha aggiunto papa Francesco –  ho imparato a piangere quando vendo un bimbo senza casa? Che piange? Abbandonato? Abusato? usato da una società come schiavo»?

‘Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati’

            «Fame se sete sono esperienze molto intense, perché rispondono a bisogni primari e sono legate all’istinto di sopravvivenza» (n.77).

«La parola ‘giustizia’ può essere sinonimo di fedeltà alla volontà di Dio con tutto la nostra vita (…) e si manifesta specialmente nella giustizia con gli indifesi: ‘cercate la giustizia, soccorrete l’oppresso, rendete giustizia all’orfano, difendete la causa della vedova’ (Is 1,17)» (n.79).

‘Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia’

            «La misericordia ha due aspetti: è dare, aiutare, servire gli altri e anche perdonare, comprendere. Matteo riassume questo in una regola d’oro: ‘Tutto quanto vorrete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro’ (Mt 7,12)» (n.80).  Nel vangelo di Luca non troviamo la dicitura ‘siate perfetti’ (Mt 5,48), ma ‘siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso. Non giudicate e non sarete giudicati, non condannate e non sarete condannati. Perdonate e sarete perdonati, date e vi sarà dato’ (Mt 6,36-38).   Papa Francesco dice che la misericordia è il ‘cuore pulsante del Vangelo’ (cfr. Bolla Misericordiae Vultus, 11 aprile 2015, 12: AAs 207 (2015), 407).

Il nostro santo padre Camillo è stato trasformato radicalmente per la misericordia. Nella nostra Costituzione leggiamo: «San Camillo oggetto egli stesso di misericordia… maturato della esperienza del dolore, seguendo l’esempio dell’ingegnamento di Cristo misericordioso» (Cost. 8).

            A ManfredoniaOpere di misericordia materiale (Antonio di Nicastro, costruttore del convento dei Cappuccini). A San Giovanni RotondoOpere di misericordia spirituale – Frate Angelo come consigliere. Nel mezzo del cammino, Valle dell’Inferno – la conversione straordinaria (2 febbraio 1575).

‘Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio’

            «Nella Bibbia, il cuore sono le nostre vere intenzioni, ciò che realmente cerchiamo e desideriamo, al di là di quanto manifestiamo: «L’uomo vede l’apparenza, ma il Signore vede il cuore» (1 Sam 16,7). Egli cerca di parlarci nel cuore (cfr Os 2,16) e lì desidera scrivere la sua Legge (cfr Ger 31,33). In definitiva, vuole darci un cuore nuovo (cfr Ez 36,26)» (n.83).

‘Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio’

            Questa beatitudine ci fa pensare alle numerose situazioni di guerra che si ripetono.  I pacifici sono fonte di pace, costruiscono pace e amicizia sociale.

«Si tratta di essere artigiani della pace, perché costruire la pace è un’arte che richiede serenità, creatività, sensibilità e destrezza» (n.89).

‘Beati i perseguitati per la giustizia, perché di esse è il regno dei cieli’

            «La croce, soprattutto le stanchezze e i patimenti che sopportiamo per vivere il comandamento dell’amore e il cammino della giustizia, è fonte di maturazione e di sanificazione» (n.92).

Nel Nuovo Testamento quando si tratta delle sofferenze che bisogna sopportare per il Vangelo, ci si riferisce precisamente alle persecuzioni. Le persecuzioni non sono una realtà esclusiva del passato, perché anche oggi le soffriamo, sia in maniera cruenta, come tanti martiri contemporanei, sia in un modo più sottile, attraverso calunnie e falsità (n.94).

Per concludere

«La forza della testimonianza dei santi sta nel vivere le Beatitudini e la regola di comportamento del giudizio finale. Sono poche parole, semplici, ma pratiche e valide per tutti, perché il cristianesimo è fatto soprattutto per essere praticato, e se è anche oggetto di riflessione, ciò ha valore solo quando ci aiuta a vivere il Vangelo nella vita quotidiana. Raccomando vivamente di rileggere spesso questi grandi testi biblici, di ricordarli, di pregare con essi e tentare di incarnarli. Ci faranno bene, ci renderanno genuinamente felici» (n.109).

La qualità di questa testimonianza (alcune caratteristiche o espressione spirituali che sono indispensabili per comprendere lo stile di vita a cui il Signore ci chiama): sopportazione, pazienza e mitezza (n.112-121); gioia e senso dell’umorismo (n.122-128), audacia e fervore – parresia (n.129-139).

Alcune domande per riflettere insieme nei lavori di gruppo

  • Quale è il concetto di santità che noi abbiamo ereditato nella storia della nostra vita e che forse ancora è operante oggi nei nostri cuori?
  • Quale è la novità che le beautitudini portano nella comprensione vera della santità che Dio vuole?
  • Perché abbiamo necessita di uomini e donne santi? Ci sono realmente indispensabili?