di p. Efisio Locci
Una premessa
La comunità di Roma, nel mese di luglio, ha fatto un ritiro spirituale in preparazione alla Festa di San Camillo. In seguito mi è venuta l’idea di scrivere una piccola lettera a San Camillo e diversi confratelli mi hanno sollecitato chiedendomi spiegazioni e chiarimenti. È evidente l’aria pesante, l’afflizione nei discorsi di diversi confratelli (ormai … siamo vecchi … mancano le vocazioni…) quasi come per i discepoli di Emmaus (credevamo …), ma il Cristo è veramente risorto!
La mia intenzione è quella di rileggere gli scritti di S. Camillo per individuare il suo pensiero che può aiutarci a ritrovare nuova speranza. Dobbiamo sempre ricordare che la prima regola del rinnovamento religioso è “seguire Cristo” e la seconda è “seguire il fondatore” (PC 2b). Altre note importanti da parte della chiesa sono: “L’aggiornamento degli istituti dipende in massima parte dalla formazione dei membri” (PC 18) e “negli Istituti si conservi lo spirito missionario” (Pc 20)”(Pc 20)
Rileggere il pensiero di Camillo nei suoi scritti, ci aiuta a risolvere i nostri problemi, perché il suo pensiero è più moderno del nostro. Se noi guardiamo la storia dell’Ordine troviamo dei momenti in cui, le difficoltà sono state superate ispirandosi al pensiero originario di Camillo e all’insegnamento della Chiesa. Lui ha pensato all’Ordine per volare in alto come un’aquila, ma forse noi gli abbiamo tagliato un’ala. Le continue discussioni e la difesa di Camillo del “servizio completo”, “anima e corpo” è stata la preoccupazione di Camillo fino al letto di morte. Questo è il vero centro dei problemi. Esempi potrebbero essere il recupero del “sevizio completo” avvenuto con la clinica e la scuola di Cremona; la novità progettuale della Provincia Brasiliana; l’
impostazione della formazione anche professionale della Provincia del Burkina e del Benin; l’entusiasmo missionario del secolo scorso… La cosa essenziale è che i disegni di rinnovamento abbiano una sola direzione: “Vivere solo per Dio” e una sola motivazione: “per la Sua maggior gloria”. Senza questo non può esiste nulla, tutto è insignificante. Non credo affatto che il ricupero del “servizio completo “sia valido solo nei paesi di missione. Nei paesi acculturati, specialmente nella sanità, si può trovare spazzi di testimonianza solo con la professionalità e la serietà della preparazione. Naturalmente la santità è sempre valida.
Le regole della Chiesa per il rinnovamento della vita religiosa
La mia impressione è che oggi ci sia molto pessimismo e che si faccia fatica a ritrovare la forza rivoluzionaria del nostro carisma. C’è una venatura di scoraggiamento nei nostri discorsi dovuti anche alla difficoltà di risolver molti problemi: il
grande invecchiamento della più grande provincia italiana, che rappresentava circa la metà dell’Ordine; la reale diminuzione dell’ordine in Europa; le difficoltà varie in diverse parti del mondo;
l’ indebolimento operativo del gruppo animatore. Le cause sono molto diverse da un paese all’altro e non si può fare un’unica diagnosi. Il fenomeno dell’invecchiamento riguarda tutto il vecchio mondo, ma in particolare, italiana, che registra la più grande denatalità. Le difficoltà della vita religiosa, però, non si possono ridurre solo a problematiche sociologiche, demografiche, politiche, filosofiche o teologiche, anche se non sono certo da sottovalutare. In tutta la storia della chiesa la vita religiosa ha sempre sofferto varie difficoltà, ma ha trovato anche la forza di superarle, non scoraggiandosi ma sapendo sempre ricominciare. Ricordiamoci che nel passato le difficoltà erano superiori alle attuali. La celebrazione del terzo centenario dell’Ordine registrava un centinaio di religiosi camilliani, il quarto centenario ha registrato circa 1200 camilliani. La chiesa ci chiede di rinnovarci per essere efficaci testimoni del Vangelo dettando delle linee essenziali: “seguire Cristo come viene insegnato dal Vangelo”; “Riscoprire lo spirito e la finalità dei Fondatori”; “Partecipare alla vita della Chiesa”; conoscere le “condizioni dei tempi e degli uomini”; “ Rinnovamento spirituale”; “Coinvolgimento di tutti i membri degli Istituto”: PC n. 2. Altre regola per il rinnovamento della vita religiosa sono: “sentano ( i Religiosi) di obbedire alla comune legge del lavoro … tenendo conto delle condizioni dei singoli luoghi” PC 13 “ti nutrirai col sudore della fronte”, che era vista come un castigo, oggi è la fonte della dignità dell’uomo e della sua capacità creativa che lo accosta al Creatore. Il Concilio ci ricorda: “L’aggiornamento degli Istituti dipende in massima parte dalla formazione dei membri”; “ la formazione …è: “formazione religiosa e apostolica, dottrinale e tecnica, col conseguimento anche dei titoli specifici; i Superiori, per quanto possono, procurino (ai religiosi) l’occasione opportuna, gli aiuti e il tempo per la formazione” PC n. 18. Inoltre “ si conservi in pieno negli Istituti religiosi lo spirito missionario”. PC n. 20.
Possiamo riassumendo gli impegni e le regole per il rinnovamento: la parola del Vangelo, il ritorno allo spirito del fondatore, la preparazione dei religiosi e lo spirito missionario. Queste sono le indicazioni che ci vengono dal Concilio che non possiamo dimenticare, perché sono anche la risposta della Chiesa ai problemi della vita religiosa. Il resto è del maligno. Nella storia dell’Ordine Camilliano non c’è una tradizione di grande riguardo per gli studi in generale e per gli studi professionali in particolare, anzi c’è un certo atteggiamento contrario e sospettoso. La cosa curiosa è che sono gli stessi sospetti che aveva S. Camillo prima della rivelazione di Dio. Con questa ha superato ogni difficoltà: “ quanto più i Ministri degli Infermi saranno dotti, tanto più comprenderanno quale perla preziosa hanno nelle mani, e, quanto più la valorizzeranno, tanto più l’avranno cara” Scritti p.96.
Nessuno deve sottovalutare le difficoltà che viviamo, ma dobbiamo sempre credere che abbiamo le possibilità di superarle come le hanno superate i nostri predecessori, “perché io sarò sempre con voi” Gesù di Nazaret.
Rileggere il pensiero di Camillo – il “servizio completo”
Proviamo a ricercare il pensiero di Camillo, per ricercare una pista e un aiuto alle nostre difficoltà. Mi pare abbastanza comune il pensiero che oggi si vive una fase di grande sofferenza spirituale e umana con la prospettiva di ridimensionamenti continui della nostra presenza nella Chiesa e nel mondo, dovuta concretamente alla mancanza di vocazioni, all’ invecchiamento, alla mancanza di ruoli e di prospettive, specialmente nel vecchio mondo, ma non solo nel vecchio mondo. Le difficoltà sono talmente impellenti da rimanere disorientati. Da molti anni non riusciamo a fare di noi una presentazione attraente e significativa per i nostri contemporanei, non troviamo seguaci. Non dobbiamo illuderci con delle scorciatoie, di risolvere i nostri problemi con l’arrivo di religiosi dalle missioni. Noi dobbiamo trovare la soluzione nei nostri paesi.
Personalmente non credo minimamente alla mancanza di attualità del nostro carisma, dell’assenza di Dio, del cammino verso il ridimensionamento continuo e il tramonto nelle nostre regioni. Trovo consolante e liberante la lettura della lettera di Benedetto XVI, Deus Caritas est. Vi trovo l’essenzialità della fede, la necessità e la sicurezza delle cose di Dio, la carità/accoglienza come pietra fondamentale dell’umanità, della chiesa e dell’Ordine, parte importante e sempre attuale nella costruzione del Regno di Dio. La Diaconia è uno degli aspetti costitutivi della Chiesa. Il carisma dell’Ordine è proprio questo: la Diaconia all’ umanità nel mondo della salute. “Con il diffondersi della Chiesa, l’ esercizio della carità si confermò come uno dei suoi ambiti essenziali, insieme all’amministrazione dei Sacramenti, e l’annunzio della parola” (DCE n 22). L’espressione della Chiesa e la sua essenza è esercitare questo triplice ruolo: annunciare la parola, amministrate i Sacramenti, esercitare la Diaconia. “La Chiesa non può mai essere dispensata dall’esercizio della carità come attività organizzata dai credenti, … non ci sarà mai una situazione nella quale non occorre la carità” (DCE n 29) Lo scopo della Diaconia della carità è: “un vero umanesimo, che riconosce nell’uomo l’immagine di Dio e vuole aiutarlo a realizzare una vita conforme a questa dignità” (DCE n 30). Non si tratta di supplenza, ma di missione della Chiesa che deve esercitare nel rispetto delle leggi.
Credo che in queste parole del papa ci siano le linee operative del nostro ruolo nel mondo e la proclamazione della modernità inesauribile del nostro carisma. Certamente dobbiamo aggiornare la nostra preparazione, le modalità del nostro operare, risvegliare la forza della nostra fede, ma non dobbiamo mai perdere di vista la perennità del nostro carisma, che ha al centro l’uomo, capolavoro di Dio, in tutta la sua complessità di anima e corpo. Questa è la genialità e la modernità straordinaria della visione di Camillo. Lui ha pensato l’Ordine per volare alto, come un’aquila, con due ali (servizio corporale e spirituale). Neppure l’aquila vola con un’ala spezzata.
Tutti sappiamo le discussioni accese circa la tremenda problematica del “servizio completo al malato” nella vita di Camillo. Leggendo i libro di Sannazzaro, I primi cinque Capitoli dell’Ordine, possiamo vedere quanto profonda sia la messa in gioco del tema. Sembra che regni l’incomunicabilità tra i religiosi e il Fondatore. Non riescono più a comprendersi. Questo ci dice l’importanza straordinaria che aveva il “servizio completo” nella mente di Camillo. Oggi ci fa capire l’originalità e la modernità dell’Idea dell’Ordine. Solo la Bolla “Superna disposizione” di Clemente VIII, 29 dicembre 1600, riesce a calmare un poco gli animi e stabilire una linea di accettazione generale, in cui si ritrovano, Camillo e i suoi figli, e accettano le parole del Papa sul servizio “corporale e spirituale”. Anche se continuerà ancora qualche tensioni.
La ricerca di p. Spogli sul quarto voto ha evidenziato l’importanza del “servizio corporale” per la vitalità del nostro Ordine, perché si caratterizza proprio nel servizio completo al malato, specialmente nelle pestilenze. Con l’osservanza del quarto voto vive l’Ordine, senza languisce.
Con il passare degli anni, per diverse ragioni interne e esterne all’Ordine il servizio “corporale” andrà sempre più affievolendosi, in favore, quasi esclusivo, del servizio spirituale, anche se molto impoverito nel tempo. L’Ordine ha avuto diversi momenti nella storia in cui era estremamente ridotto come numero dei religiosi. La celebrazione del 3° centenario segnava una riduzione notevole. La ripresa è avvenuta con la fondazione e la crescita della Provincia Lombardo Veneta che ha cercato di ricuperare anche il “sevizio completo”.
Dagli scritti di S. Camillo appare la sua grande visione del servizio ai malati. Alla base della visione di Camillo c’è l’intuizione mistica di Dio che ha avuto nella conversione e la decisione di dedicarsi completamente a “Dio solo”. L’esperienza della sofferenza personale (guaritore ferito) specialmente la piaga, lo aiuterà a fare una lettura spirituale della sofferenza degli uomini, facendogli comprendere la profondità dell’abisso delle parole del vangelo: quello che avete fatto a un malato “ l’ avete fatto a me”. Questa è la pietra fondamentale su cui si regge tutta la spiritualità di Camillo. La pratica di amministratore dell’Ospedale di S. Giacomo in Roma sarà l’occasione concreta per fondare una “Compagnia di uomini per bene” che servano i malati con l’attenzione di una madre per il proprio figlio ammalato. Il servizio al malato era specialmente un servizio corporale che poi è diventato anche servizio spirituale, quindi il servizio completo. Quanto fosse importante il servizio completo lo troviamo nella pratica e negli scritti di Camillo. Possiamo ricordare alcuni esempi per capire l’importanza del “servizio completo” per Camillo:
* Convenzione con l’Ospedale di Ferrara, 7 ottobre 1602: “ Per il servizio agli infermi … l’Ordine darà nove religiosi, cioè due sacerdoti e sette fratelli. Essi serviranno gli infermi e li cureranno spiritualmente e corporalmente”. Sommaruga, Scritti di S. Camillo, Ed Cam. p. 138. In seguito Camillo scrive, “Non intendiamo per questo motivo (una bega) diminuire affatto il nostro servizio corporale e spirituale ai poveri … per la gloria di Dio.” Scritti p. 141.
* Gli amministratori dell’Ospedale di Genova vogliono cambiare l’accordo e accettare solo l’assistenza spirituale, per motivi economici. Nella Lettera del 18 marzo 1605, Camillo rifiuta il cambiamento perché: “ La Bolla “Superna disposizione” Di Clemente VIII, proibisce di accettare negli ospedali l’assistenza spirituale senza quella corporale”.
* Per l’Ospedale di Mantova – il Generale P. Opertis – ha accettato di ridurre la presenza in ospedale al solo sevizio spirituale. Camillo il 4 luglio 1609 scrive al Duca e lo prega “di non voler accettare che (i nostri) lascino l’assistenza da noi fatta finora sia alle anime sia ai corpi” Scritti p. 153.
* Di particolare importanza è la Lettera testamento che raccoglie le più importanti preoccupazioni di Camillo “ Io dichiaro che la mia volontà è … In più intendo che non si prenda mai cura soltanto dell’assistenza spirituale senza l’assistenza corporale” Scritti p 215.
* Anche la Bolla di Clemente VIII “Superna disposizione” afferma: “Essendo la “ratio” del nostro istituto, fondato nel fare le opere di misericordia così corporali, come spirituali, principalmente in quelle cose che appartengono agli infermi che giacciono negli ospedali, carceri e nelle case private dei cittadini”.
* “ … i nostri padri e fratelli siano in ogni modo obbligati e tenuti a mantenere salda l’essenza del loro istituto, la quale consiste in questo, che servano gli infermi spiritualmente e corporalmente” ( p. Kremer, Bullarium, p 79-80). La Bolla stabilisce, esemplificando, in cosa consiste l’assistenza corporale. Sono quei servizi che oggi fanno gli infermieri, cioè la cura della persona del malato tralasciando altri lavori che non riguardano direttamente la persona del malato.
Il pensiero di Camillo sulla formazione
La storia ci tramanda l’immagine di un ragazzo che non amava i libri, di uomo illetterato, che ha dovuto studiare da grande in mezzo ai ragazzi, “tarde venisti” si schernivano i compagni di classe. Ha appreso l’indispensabile, allora era molto poco, per poter diventare prete e poter fondare l’Ordine. Era un uomo “senza lettere” ma non mancava di intelligenza e di intuizione, anzi era un uomo di grandi visioni, di forti sentimenti, oltre a una volontà ferrea. Questo è dimostrato da tutto quello che ha fatto, vivendo con intensità due vite, quella precedente la conversione e quella seguente. È un uomo di una forte personalità, di una visione profetica del modo di assistere i malati, di una sensibilità e attenzione per cui ancora oggi è un maestro. La sottolineatura del “servizio completo” al malato è una intuizione formidabile che denota la sua estrema modernità di visione del malato e della concezione dell’assistenza.
Ci sono due modi di pensare in Camillo sul grande argomento della formazione, che p. Vendrame chiama la quinta conversione di Camillo. Il primo è precedente alla “ispirazione di Dio” in cui appare dubbioso, sospettoso, incerto e terribilmente severo sull’argomento. Il secondo e quello conseguente alla “ispirazione” di Dio che arriva durante una meditazione. Camillo aveva paura che i religiosi “ingolfandosi” (Vm) negli studi dimenticassero di servire i malati. Questo era il crucio di Camillo, infatti: “poco tempo prima (dell’ispirazione) haveva penitenziato un Professo in Roma con quaranta giorni di ceppi in pane, et acqua per avergli quello solamente dimandato d’essere posto allo studio … da questo tempo in poi (dopo l’illuminazione), che fu alla fine da’agosto 1594: “Si cominciò liberamente à studiare” (Vm p 132).
Il fatto del cambiamento di pensiero di Camillo è così raccontato. Durante il viaggio in carrozza da Novara a Magenta, per andare a Milano (Camillo e Michele Saluzzo provenienti da Genova, Cesare Bonino e Paolo Cherubino provenienti da Torino) durante la meditazione “Camillo ebbe la nuova intelligenza sopra gli studi” (Vm). Il racconto è nella Vm a cura di Sannazzaro, p. 130-132 e confermata da testimoni, nota a p. 336; M. Vanti, Scritti di S. Camillo, p. 152:156 e Sommaruga, Scritti di San Camillo, p.95-96 che io riporto:
“Voglio raccontare quanto mi è capitato per grazia di Dio durante l’orazione, soprattutto perché io ritengo ispirazione del Signore. Dico dunque che questa mattina, mentre ero in viaggio, sono giunto a capire in modo perfetto che nel nostro Ordine sono non solo convenienti ma necessari studi di ogni tipo: di filosofia e di teologia, come pure la predicazione e le confessioni in chiesa, in quanto l’Ordine mira ad aiutare il prossimo. Per questo servizio riconosco chiaramente che sono necessari uomini dotti in ogni scienza”.
“Così, fratelli miei, io posso morire questa notte, però conosco chiaramente ora che questa è la volontà di Dio: che il nostro Ordine si orienti anche agli studi … non come fine proprio ma come mezzi necessari per conseguire perfettamente il fine nostro. Vi chiamo a testimoni di questa mia volontà, perché lo comunichiate a tutto l’Ordine.”
Bonino al processo di Napoli ribadisce: “mi disse (p. Camillo) che Iddio l’aveva spirato … del modo migliore di aiutare il prossimo … che la mia Religione havesse ogni sorta di studij, e scientie …che erano più necessarie a noi che ai Padri Gesuiti”. (VT p.336). Lo storico P. Lenzi afferma che Camillo dopo la preghiera disse: “Nostram Religionem oportere doctissimos habere viros” (Vm nota a p. 336).
Rileggendo queste pagine non è semplice comprendere la mentalità contraria agli studi che si è sviluppata nell’ Ordine. Credo che, al tempo di Camillo, dopo aver iniziato a mandare i religiosi a studiare (VM,132) si sono accorti che non potevano sostenerli sia per i costi degli studi (i nostri erano di una povertà inimmaginabile pe noi) che per le continue richieste di religiosi per il servizio in ospedale. Certamente gli studi e la preparazione professionale è fondamentale per esercitare le professioni sanitarie, per curare il corpo e l’anima. Nessuno deve aver paura di preparare i Religiosi con gli studi. San Camillo ha superato queste paure: “Quanto più i Ministri degli Infermi saranno dotti, tanto più comprenderanno quale perla preziosa hanno nelle mani, e, quanto più la valorizzeranno, tanto più l’avranno cara”. (Scritti p. 96)”.
Qualche pista per il rinnovamento camilliano
Mentre leggevo gli scritti sull’argomento ho ritrovato un libro di P. Calisto Vendrame, Essere religiosi oggi, ED. Le piste di rinnovamento le prendo da lui, come persona autorevole per cultura e per visione.
1 – “Per risolvere i problemi “ è necessaria una conversione di mentalità, oltre alla conversione del cuore. (…) cioè conformare il nostro modo di vedere con quello di Cristo, del Vangelo e della Chiesa che si è pronunciata in modo così forte nel Vaticano II, mettendo la carità (come fa la Bibbia) al di sopra di tutto e prima di tutto”. (p. 35)
2 – “Il nostro carisma si esprime e si attua nelle opere di misericordia verso i malati, assumendo ogni servizio nel mondo della salute. (…) perciò… ci saranno camilliani infermieri, cappellani ospedalieri, medici, psicologi, amministratori, esperti di pastorale della salute, in sacra scrittura, in teologia morale, antropologia, in una parola in tutte le scienze umane e teologi che in qualche modo aiutano a servire meglio l’infermo e creare intorno a lui, nel vasto mondo della salute, un clima umano e cristiano”.(p. 308)
3- “E’ a livello provinciale che vengono resi operativi gli orientamenti del governo centrale, la vita e le attività dell’Istituto si esprimono in forma concreta e determinante. E’ la provincia che porta avanti o insabbia ogni cosa che viene dal vertice o dalla base”. (p. 143)
4 – Forse, per aiutare la soluzione dei problemi, occorre esplicitare meglio il ruolo e l’obbligo fondamentale di animazione che la Consulta ha per i diversi settori dell’Ordine, in modo da evitare che vengano insabbiate le attività di crescita dell’Istituto e vengano implementate le scelte generali prese.
Roma – Settembre 2021
I Camilliani su Facebook
I Camilliani su Twitter
I Camilliani su Instagram