La spiritualità camilliana ci presenta una visione cristiana della vita, vissuta con una particolare sfumatura che sottolinea l’amore misericordioso di Cristo verso gli ammalati. Vediamo la vita come un dono e tutti come dotati, talentuosi e unici agli occhi di Dio. Non abbiamo paura di riconoscere la nostra dipendenza da Dio e ci rivolgiamo apertamente a lui in preghiera. Questa visione è alla base del nostro pensare e del nostro agire. La nostra visione della vita è molto diversa da quella dell’umanista o del secolarista. È una differenza filosofica, non teologica. Lavoriamo su una diversa filosofia di vita: vediamo la vita stessa in modo diverso. È importante rendersene conto in ogni contesto.
Fede
Credo che la più grande sfida che siamo chiamati ad affrontare come cristiani, specialmente nel mondo occidentale, riguardi il campo della fede. La sfida sta nella nostra capacità e volontà di affrontare un futuro incerto con gioia. Recentemente, l’arcivescovo di Dublino, Mons. Dermot Martin, ha osservato che “la fede è ormai una lingua straniera per la gente in Irlanda”. Quando, negli anni sessanta, mi trovavo in Italia come studente, il mio paese era ancora conosciuto come “l’isola dei santi e degli studiosi”. Oggi i bambini, dopo aver fatto la prima comunione, non frequentano più la chiesa. I sacramenti sono più dei riti di passaggio che pietre miliari spirituali. Ciò è frutto dell’incessante spinta alla laicità favorita dai media e dalla classe politica negli ultimi trent’anni e che si è intensificata negli ultimi dieci anni. I media e la cultura popolare in Irlanda sono piuttosto anti-cattolici.
Solo trent’anni fa, praticamente, tutti i pazienti e lo staff con cui lavoravo provenivano principalmente dalle chiese cristiane, ora mi trovo circondato da persone di oltre cento diverse fedi (religioni) o atei. In un tale ambiente il nostro futuro cristiano sembrerebbe più incerto che mai. Siamo uomini e donne di speranza cristiana, pronti a continuare a fare ciò che facciamo perché la riteniamo la cosa giusta da fare, indipendentemente dalle conseguenze, senza guardare ai risultati. Questa è sicuramente una sfida per il nostro essere profetici.
Sfida per la pastorale della salute, dove il tradizionale linguaggio del sacrificio, della sofferenza, della croce, della fiducia in Dio, della preghiera, stanno rapidamente diventando per il popolo irlandese semplici parole, vuote e fini a sé stesse.
Cercando di capire la società in cui vivo e svolgo il mio ministero
Nell’Europa di cinquant’anni fa (all’interno della mia esperienza) ai bambini delle famiglie cattoliche veniva trasmessa in modo naturale l’educazione alla fede; erano “educati nella fede”. Si veniva introdotti all’interno della chiesa attraverso la famiglia, la scuola e la parrocchia. I figli di questa generazione educata alla fede che nell’adolescenza hanno rifiutato gli insegnamenti impartiti dai loro genitori, causando in questi ultimi notevole disagio in considerazione della loro profonda fede. Comunque, in molti di questi casi gli stessi adolescenti ribellatisi alla tradizione sono ritornati da adulti alla fede originaria.
Oggi la situazione è diversa, i genitori non sono più avvezzi ad inserire i loro figli all’interno della chiesa. Hanno un nuovo concetto di libertà religiosa e desiderano che i loro figli abbiano completa libertà dalla religione e siano liberi di scegliere la religione che sentono più consona a loro. Tant’è che oggi si parla sempre più del battesimo in età adulta.
Vivo in una società dove c’è un’enorme divario tra chi ha più o meno di sessant’anni. Molti vedono la religione come un luogo di potenziali abusi. La chiesa non è più vista come il luogo innocente delle generazioni passate. I genitori stessi non sono più molto sicuri di ciò che stanno tramandando, e quindi sono riluttanti ad incoraggiare i propri figli alla fede, difatti, molti giovani genitori non la vivono più come una questione importante e prioritaria.
Se non è evidente che una religione ha rispetto per tutto ciò, non ha più alcuna possibilità di radicarsi nella società moderna. Sempre più persone tendono a trovare il proprio legame con la religione e a decidere come esprimerla.
‘Pro-Choice’ – Favorevoli all’aborto (a favore della libertà di scelta)
Più ascolto le persone e più mi rendo conto che ‘Pro-Choice’ è molto più grande e più influente di quanto abbia mai immaginato che fosse, o avrei immaginato, che potesse essere. È entrato nella mentalità di molte persone. Ero incline a pensare che a favore della scelta fossero solo gli oppositori dell’aborto. Ma ciò va ben oltre. Si tratta di scegliere e decidere quale sia il peccato, scegliere se vivere o morire, se usare la contraccezione, l’aborto, l’eutanasia. Non sono influenzato da nessuno né dall’Istituzione, è questo il grido. Per quanto riguarda molti che si considerano cattolici, la Chiesa è come un ristorante dove ci sono due menu: il menu principale e quello “alla carta”. Così tanti oggi sono cattolici “alla carta”, e scelgono ciò che accetteranno e vivranno, rifiutando o ignorando gli altri.
Ho visto la chiesa descritta come una serie di cerchi concentrici; una cerchia ristretta, composta da coloro che sono stati educati nell’ambiente della chiesa, che frequentano regolarmente la messa e sono la spina dorsale della parrocchia. L’altra cerchia, composta da coloro che frequentano la chiesa occasionalmente, ai quali piacerebbe che i loro figli venissero catechizzati e istruiti nelle scuole cattoliche. Probabilmente sono il gruppo prevalente, incarnato dalla signora che, quando suo figlio sembrava essere molto interessato alle questioni ecclesiastiche, ha detto: “Voglio che lui sia cattolico, ma non voglio che lo porti troppo lontano”.
Poi c’è una cerchia più ampia composta da coloro che partecipano a funerali e matrimoni, ma su cui la chiesa non ha alcun effetto.
E poi c’è la cerchia esterna composta da coloro che sanno ben poco del funzionamento della chiesa, e che in molti casi può essere abbastanza ostile nei confronti del cristianesimo.
Vivere in questo ambiente
Quello che ho appena presentato è un modo limitato di guardare alla fede e alla spiritualità. Qui vediamo solo ciò che stiamo cercando e perdiamo altre dimensioni importanti. Ciò che scopri dipende dal tuo modo di osservare. Il problema, con questo modo di guardare alla religione, è che si basa su una sola forma considerata giusta, contraria ad ogni altra forma che invece viene valutata contro di essa. Questo modo di pensare va bene per gli ultrasettantenni ma non per i più giovani.
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