I sentimenti, tesori che custodiamo dentro di noi, sono sempre vera e profonda espressione del nostro stato d’animo e del nostro spirito. Molti di noi li esprimono facilmente; altri meno, sentendosi inibiti. È vero che per determinati sentimenti siamo più predisposti rispetto ad altri.
La nostra società accetta come normali le lacrime versate in determinate circostanze, aspetta di vederle nei volti delle donne mentre le censura in quelli degli uomini. Nella nostra vita persiste una cultura maschilista dove le lacrime sul volto di un uomo sono lette come segno di debolezza. Abbiamo un urgente bisogno di cambiare questa cultura di repressione dei sentimenti della sensibilità umana.
Papa Francesco durante la visita nelle Filippine, nel gennaio 2015, in un incontro con i giovani presso l’Università San Tommaso a Manila, si emozionò durante la riunione con Glyzelle Palomar. Questa ragazza di dodici anni, che era stata accolta da una fondazione cattolica dopo essere stata abbandonata in strada, piangendo chiese al Papa il motivo per cui Dio permetta tante sofferenze.
Il Papa rispose: “Hai fatto una domanda che gli uomini non possono capire. Questa ragazza ha fatto l’unica domanda che non ha risposta. E visto che non trovo una risposta con le parole, parlerò con le lacrime”.
Abbiamo bisogno di “imparare a piangere”, come lei (Glyzelle) ci ha insegnato oggi. Non dimenticate questa testimonianza. La grande domanda, perché soffrono i bambini, è stata fatta piangendo e la grande risposta che tutti noi possiamo dare è che dobbiamo imparare a piangere. Quando il cuore è capace di piangere possiamo capire qualcosa” ha risposto il Papa.
“Gesù nel Vangelo pianse per l’amico morto, pianse nel cuore per la famiglia che aveva perduto sua figlia, pianse quando vide la povera vedova che seppelliva il suo unico figlio, si commosse fino alle lacrime quando vide la moltitudine di persone senza pastore. Se non impariamo a piangere, non saremo dei buoni cristiani. È una sfida. Alcuni fatti della vita possono essere visti solo attraverso gli occhi bagnati dalle lacrime. Impariamo a piangere come lei ci ha insegnato oggi”, ha sottolineato il Pontefice.
“Al mondo di oggi manca il pianto! Piangono gli emarginati, piangono quelli che sono messi da parte, piangono i disprezzati, ma quelli che facciamo una vita più meno senza necessità non sappiamo piangere. Certe realtà della vita si vedono soltanto con gli occhi puliti dalle lacrime. Invito ciascuno di voi a domandarsi: io ho imparato a piangere? Quando vedo un bambino affamato, un bambino drogato per la strada, un bambino senza casa, un bambino abbandonato, un bambino abusato, un bambino usato come schiavo per la società? O il mio è il pianto capriccioso di chi piange perché vorrebbe avere qualcosa di più? Questa è la prima cosa che vorrei dirvi: impariamo a piangere, come lei [Jun] ci ha insegnato oggi. Non dimentichiamo questa testimonianza. La grande domanda: perché i bambini soffrono?, l’ha fatta piangendo e la grande risposta che possiamo dare tutti noi è imparare a piangere” (Papa Francesco).
Leocir Pessini
Superiore Generale dei Religiosi Camilliani
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