In occasione dell’apertura dell’anno giubilare per il IV Centenario della morte di San Camillo de Lellis, ecco il messaggio di Antonino Raspanti, Vescovo di Acireale, dove la figura del “gigante della carità” è conosciuta e stimata:
Il messaggio del Vescovo di Acireale per il IV Centenario
MESSAGGIO DI SUA ECC.MONS. ANTONINO RASPANTI
VESCOVO DI ACIREALE
Nell’anno giubilare del IV Centenario della morte di San Camillo de Lellis
Con vera gioia mi unisco alla Grande Famiglia di San Camillo, consacrati e laici, che a partire dal luglio 2013, si apprestano a celebrare il iV Centenario della morte del loro fondatore San Camillo de Lellis (1550- 1614), patrono dei malati e degli operatori sanitari. San Camillo, pur essendo abruzzese di nascita, è molto conosciuto e amato nella nostra Diocesi: in vita, giunse in Sicilia nel 1601 e, a partire dal 1743 i suoi Religiosi giunsero anche ad Acireale, fondando una prima comunità dedita al servizio dei malati della città. Da allora la devozione al santo si è diffusa un po’ in tutta la Diocesi ed oggi la sua festa liturgica viene celebrata in diverse comunità ecclesiali: Acireale, Giarre, Riposto, Aci Sant’Antonio, Acicatena, Valverde, Sant’Alfio, Stazzo.
L’anno giubilare, che apriremo solennemente nella nostra Basilica Cattedrale il 14 luglio, vuole essere un’occasione preziosa per approfondire maggiormente il messaggio di misericordia per i malati, i poveri e i sofferenti, che la Chiesa ha riconosciuto a San Camillo e che parte dal cuore stesso del Vangelo: “Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi”(Mt 25, 35-36).
Quella della malattia e, in generale della sofferenza umana, è una dimensione che tocca, prima o poi, l’esistenza di ogni persona. È una realtà, questa, che interroga particolarmente la fede del credente, stimolandolo alla carità operosa in una prospettiva di evangelica speranza. Anche nella nostra Chiesa Diocesana assistiamo quotidianamente all’opera – visibile e silenziosa – di consacrati, di uomini e donne dedite al volontariato, alla condivisione e al sostegno materiale e spirituale di quanti vivono la stagione della malattia e della prova. Tramite questi volontari e apostoli di misericordia si attua così una forma di evangelizzazione senza predica, ma che porta Cristo attraverso l’amore.
Papa Francesco ha asserito a più riprese – in questi pochi mesi di ministero a servizio della Chiesa Universale – che è auspicabile una Chiesa povera e per i poveri (cfr. Udienza generale ai giornalisti, 16 marzo 2013). Malati e poveri restano infatti i prediletti del Regno, coloro a cui per primi è destinata la lieta novella e una comunità che non è attenta ai suoi figli più deboli, si allontana progressivamente da Gesù e dal suo Vangelo. Profeti e testimoni come Camillo de Lellis ci ricordano tutto questo attraverso un carisma sempre attuale e sempre vivo.
La ricorrenza del IV Centenario della sua morte sia dunque un motivo ulteriore per vivere, come Chiesa, il comandamento della Carità.
Acireale 14 giugno 2013 Antonino Raspanti
Vescovo di Acireale
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