Riconoscimento dell’opera della CTF in Sierra Leone

Un appello alla Solidarietà contro il virus Ebola

AP2661687_ArticoloRiconoscimento dell’operato dei Networks cattolici – e di Camillian Task Force – per l’attività di supporto psico-sociale in Africa occidentale.

FADICA (http://www.fadica.org/main/) è un grande network di filantropi cattolici negli Stati Uniti d’America che sostengono e sponsorizzano una molteplicità di attività istituzionali della chiesa, di carità e di sostegno umano, con una sensibilità privilegiata verso le persone più povere e vulnerabili, in diverse parti del mondo.

La settimana scorsa è stato pubblicato un notevole riconoscimento circa il contributo della Camillian Task Force (CTF) nella lotta contro il virus Ebola, in Sierra Leone: “A Call to Impact and Solidarity in the Wake of Ebola. Accompanying Catholic Health Networks and Supporting Resiliency in West Africa”.

È stato evidenziato il qualificato lavoro svolto dal team camilliano soprattutto nell’ambito del supporto psicosociale (sviluppo della capacità di resilienza nelle catastrofi umanitarie e naturali) e pastorale ai sopravvissuto all’epidemia, come singoli e come comunità sociali.

Questo documento è stato commissionato da parte dei grandi filantropi cattolici che appoggiano i vari progetti della Chiesa a sostegno della lotta contro Ebola. In esso emerge con chiarezza e consapevolezza che la cura psicosociale e pastorale, soprattutto in tempo di disastri naturali, viene riconosciuta nel suo valore e si chiede di rafforzare la ricerca in questo ambito.

In questo report è evidenziato come l’esperienza spirituale e di fede cristiana aggiunga un valore ulteriore per i sistemi sanitari e le infrastrutture in due modi principali: in primo luogo, la costruzione di sistemi e reti locali, e, in secondo luogo, la mobilitazione di queste reti, che comprendono non solo gli operatori sanitari, ma la Chiesa, le sue parrocchie e gli Ordini religiosi.

La costruzione di network locali e la mobilitazione sinergica di questi operatori rendono i servizi sanitari più fruibili all’interno delle comunità civili. Il coinvolgimento delle organizzazioni cattoliche e di altri operatori che condividono una prospettiva di fede offre agli interventi umanitari e sanitari un approccio olistico ed integrato nell’assistenza e nella cura, che pone l’accento sia sulla partecipazione alle necessità fisiche che al supporto della sofferenza emotiva e spirituale.

Di particolare importanza per l’impegno sanitario cattolica è la ricca tradizione della Chiesa nell’accompagnare i malati e le persone vulnerabili, soprattutto nei momenti di prova. È di particolare interesse l’approccio cattolico al processo di costruzione della resilienza. Il percorso di aiuto e di solidarietà offerto dalle reti cattoliche è stato dimostrato nell’offerta di soccorso umanitario alle vittime di Ebola e alle loro famiglie ed anche nel rafforzamento dei sistemi sanitari e nella costruzione di resilienza nelle nazioni Ebola colpite.

Il principio della compassione, inseparabile da organizzazioni religiose, è stato ampiamente riconosciuto come una forza potente nel piantare radici forti per i rapporti di qualità nelle comunità. Qui, la Chiesa serve come una forza di speranza che mantiene una presenza costante, anche in circostanze difficili. Oltre a fornire assistenza sanitaria a basso costo, in quanto motivata ​​dalla fede e dalla misericordia piuttosto che dal profitto, le organizzazioni cattoliche hanno tradizionalmente fornito risorse finanziarie vitali che molte istituzioni locali non possiedono. La portata delle infrastruttura dei network cattolici si estende al di là di ospedali e cliniche, diffondendosi nella comunità ed occupandosi della promozione della salute e della formazione sanitaria. Questo componente dell’assistenza sanitaria cattolica è particolarmente rilevante, in quanto stabilisce una presenza in comunità emarginate che sono spesso isolate e di difficile accesso, dove le istituzioni governative e gli altri non arrivano.

Con compassione e misericordia – ma anche con professionalità e perseveranza – i religiosi e i laici attori ben preparati hanno contribuito a migliorare la formazione sanitaria delle comunità locali, modificando le pratiche di sepoltura al fine di prevenire un ulteriore diffusione del virus Ebola. Questo processo richiede l’accompagnamento delle vittime e delle famiglie, ed è stato completato dal sostegno psicosociale e pastorale, offrendo delle nuove risorse per affrontare il trauma che ha colpito tutti, dagli operatori sanitari agli orfani.

La Chiesa è stata attiva nell’offerta di formazione pastorale, mobilitando le risorse umane e professionali più qualificate: manuali e corsi di formazione, programmi di consulenza per contrastare i traumi e le altre conseguenze sulla salute mentale causati da Ebola.

11934501_923677061012439_1797701724480429384_o

CTF Ebola response programme

In questo panorama la Camillian Task Force (CTF) è stata, e continua ad essere, attivamente coinvolta nella progettazione di un programma di consulenza psico-sociale e pastorale nella diocesi di Makeni in Sierra Leone per rispondere alle esigenze sanitarie e socio-psicologiche locali. La CTF ha fornito formazione e competenze culturali per affrontare i futuri problemi di salute mentale. (il programma prevedeva 150 ore di formazione e 160 ore di tirocinio con 20 famiglie per ogni partecipante al programma, chiamato “facilitatore di supporto” per un totale di 400 famiglie seguite) Dopo aver frequentato diversi laboratori istituiti nell’ambito di questa iniziativa, i facilitatori di supporto della comunità locale hanno fornito sostegno psicosociale a circa 20 famiglie in una sola volta.

Competenza, credibilità e sensibilità pastorale da parte della Chiesa sono stati indispensabili anche per diminuire gli effetti della stigmatizzazione del contagio e della conseguente emarginazione del malato e della sua famiglia. Attingendo a lezioni apprese con la crisi di HIV/AIDS, la Chiesa è diventata un catalizzatore di comportamenti e di atteggiamenti sanati all’interno delle comunità, dove i timori circa un contagio hanno avuto un effetto devastante sui sopravvissuti di Ebola.

I pazienti sono guariti e le altre persone coinvolte hanno sperimentato “ripudio” dalle proprie comunità e famiglie, nonché la discriminazione nel mondo del lavoro. Di particolare interesse è lo stigma e l’emarginazione che colpiscono i bambini resi vulnerabili da Ebola, soprattutto quelli che sono stati orfani – molti dei quali hanno parenti che sono scettici su di loro reinserimento all’interno delle strutture della famiglia allargata. La crisi degli orfani è stata un altro punto focale dove la Chiesa ha messo a disposizione le sue strutture e la propria credibilità offrendo protezione e la cura temporanea fino a quando i bambini sono stati reintegrati nelle loro famiglie e/o comunità locali. Anche se grandi sfide rimangono in questo ambito, l’UNICEF stima che il 90% dei bambini che hanno perso entrambi i genitori a causa di Ebola sono stati ora reintegrati in nuove realtà di accoglienza.

I sopravvissuti ad Ebola hanno dovuto affrontare alcuni tra i più scioccanti impatti psicosociali. Hanno assistito personalmente alla devastazione causata dalla crisi, così come alla morte di molti membri della famiglia e dei vicini di casa, e sono stati curati in strutture mediche in mezzo ad altri malati e moribondi. I sopravvissuti spesso hanno sopportato delle quarantene di isolamento mentale e sociale e sono stati lasciati soli nel far fronte alle numerose conseguenze della malattia. Molti sopravvissuti ora devono affrontare la paralisi a motivo dei postumi dalle loro esperienze con Ebola, tra cui un grave dolore agli arti, la perdita di memoria e altri problemi di salute. Circa il 25 per cento dei sopravvissuti hanno riportato problemi agli occhi: infiammazione, visione alterata e – anche se raro – cecità. Imparare a convivere con queste sfide è un lungo processo disorientante e traumatico se affrontato in solitudine

La devastazione generale ha lasciato un segno anche nel personale sanitario e nelle squadre addette alla sepoltura dei cadaveri. Queste persone sono state i testimoni di prima mano della malattia, dei suoi devastanti effetti e della disperazione nella regione. Essi ora devono affrontare un trauma significativo rientrando in un ambito di lavoro e in strutture in cui pazienti ed anche colleghi sono morti in massa.

11

Fr. Luca Perletti in Sierra Leone

I governi locali dei tre paesi più duramente colpiti (Liberia, Sierra Leone e Guinea Equatoriale) non hanno finanziato programmi adeguati di sostegno per ridurre il gap psicosociale di questa crisi. Ad esempio, anche se il governo liberiano ha creato un piano strategico di salute mentale per affrontare il trauma causato dalla crisi di Ebola entro i suoi confini, quest’ultimo non è stato mai finanziato ne implementato.

Se non affrontate adeguatamente e con adeguata e competente professionalità, queste sfide psicosociali, possono evolvere in situazioni ben più gravi, generando problemi di salute mentale a lungo termine. Pertanto, l’assistenza psico-sociale rappresenta un’area di grande opportunità per i network cattolici, per realizzare miglioramenti sostanziali, positivi e unici per le comunità locali, data la loro stretta integrazione con le comunità locali e la profonda conoscenza dei loro valori.

Alcune Caritas locali, come anche altre organizzazioni cattoliche, ad esempio la Camillian Task Force (CTF), hanno già iniziato la formazione di persone locali per fornire consulenza psicosociale a individui e famiglie: restano ancora notevoli margini ed opportunità per aumentare la portata e l’incisività di questi programmi. Questi programmi potrebbero essere ampliati ed effettivamente implementati ed estesi ad intere comunità in tutti e tre i paesi interessati dall’infezione di Ebola, soprattutto nelle zone dove non esistono tali iniziative. Il sostegno e un’adeguata formazione di animatori e facilitatori locali sono necessari per rendere questi programmi auto-sostenibili.

Il contributo della CTF è evidenziato in modo diretto nelle pagine 18, 23-24, 26, 31 del documento in formato pdf.