Esce sabato 15 aprile il nuovo disco di P. Sergio Palumbo su iTunes e nei principali store digitali, dove sarà possibile acquistarlo
Un caldo appello al sentire: su questo insistente richiamo si fonda la definizione complessiva della musica di padre Sergio Palumbo, musica che sembra quasi distillare l’affollato turbinio del cuore in note e parole, per denunciare, dire e vincere l’inanità del vuoto; musica che si infiamma nell’ingorgo dell’anima, fortemente radicata nel vivere a contatto col dolore.
Sergio Palumbo non indugia a cantare la vita nella materialità del quotidiano e lo fa senza sbavature, con un linguaggio limpido, in cui l’Amore del Padre si staglia nel cielo che accoglie. “Io iente senza te” è l’implorazione dell’uomo verso il Padre Celeste nata dalla consapevlzza della miseria umana sempre più legata al palo della vergogna, della negazione, dell’allontanamento.
Note e parole si caricano e si arricchiscono di suggestioni, sentimenti, richiami infiniti che rispondono alla verità della vita, alla complessità sì dell’esistenza,ma in perfetta sintonia con il messaggio di Cristo.
Le composizioni non si arrestano ai contorni pur netti del male di vivere, né si esauriscono nel fascino compiaciuto dell’armonia: è una musica che libera dalla vertigine dell’umano per tradursi da segno a traccia, percorso, strada, cammino, scelta, fede…. Una tensione conoscitiva che attraversa i conflitti, placandoli: i testi, infatti, non hanno la funzione di banale ripetizione o registrazione dell’esistere, ma si spingono verso una dimensione trascendente, esorcizzando così la morte dell’anima… E la melodia diventa un luogo di innocenza e di verità, che evidenzia il male, esclude la vanità dell’Io e traccia la via della salvezza.
In “Io niente senza te” Parole e musica coniugano dunque, in un crescendo armonico, desideri umani e fede: interrogativi e incertezze si dissolvono trasportati dal vento “che soffierà sopra i tuoi pensieri” e “vola più in alto e guarda in te”.
L’invito a volare alto non è una suggestione, in quanto pone una sollecitazione precisa: “dimmi cosa vedi”, richiamando la coscienza ad essere e il cuore a sentire.
La vitalità della musica si unisce a quella della parola usata, ma mai abusata e apre il cuore alla speranza. Nelle melodie gli acuti, mai esasperati, richiamano i toni delle invocazioni sussurrate e della preghiera dolce, tanto da confondersi con la pacatezza amorevole e austera delle parole del Vangelo: “Quando il Figlio dell’Uomo verrà”… “Avevo fame, ero forestiero…”…ed è allora che si può assaporare la gioia dell’abbraccio del Padre con disarmante piacevolezza, a patto, però, che divenga parola di vita e si collochi in un contesto armonico con la melodia che di essa si nutre… “Ti solleverò dai dolori…” … “…Ti salverò da ogni malinconia…” … “… Sei oltre l’Universo…” … “…Tua è la Voce che odo nel vento…” … “… E nelle mani la carità…“…Da quella Croce è sceso già…”
E’ in questo disarmante fascino che diventa decisa la parola di vita, unica , sola speranza per l’Uomo. In questa raccolta si staglia alto nel cielo l’urlo di ribellione contro la violenza sulle donne: “corri svelta verso il sole… stretta all’angolo ingannata… l’odore fetido del fango… volevi essere fafalla”.
Un’invocazione di un “ Mai più” che non trova risposta neppure nell’interrogativo rivolto ad “Amore”.
Si intravvede così all’orizzonte l’immagine, inizialmente offuscata, poi sempre più chiara del Figlio che torna al Padre implorando il Suo Perdono…e l’essenza dell’uomo si fa canto, nel desiderio sconfinato d’amore, da vivere in relazione stretta e intensa con l’altro.
Di Arturo Carapella
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