Il breve del 26 giugno 1586 «Cum nos nuper» del Papa Sisto V

“LA NOSTRA STORIA” – DAL NOSTRO ARCHIVIO STORICO

Il ‘Breve Apostolico – CUM NOS NUPER’ con cui papa Sisto V concede a san Camillo di portare la Croce Rossa sull’abito (26 giugno 1586)

Dalla nostra Costituzione n. 8: «San Camillo, oggetto egli stesso di misericordia (cfr. Vms 45-46; 55) e maturato dall’esperienza del dolore, seguendo l’esempio e l’insegnamento di Cristo misericordioso, fu chiamato da Dio per assistere i malati e insegnare agli altri il modo di servirli. Incoraggiato da Cristo crocifisso a continuare nell’opera intrapresa, dedicò se stesso e l’Ordine al servizio dei sofferenti. Scelse la croce rossa (cfr. Vms 77; 70) come segno distintivo del suo Ordine e diede ai suoi religiosi il nome di «Ministri degli Infermi», ispirandosi alla parola di Cristo che «non è venuto per essere servito ma per servire» (Mc 10, 45)».

Il Pontefice Sisto Quinto desidera vedere Camillo e gli dona facoltà di portar la Croce à vestimenti

 CAP. XXXVIII

Non solo in quel principio la buona memoria del Cardinale Mondovi si mostrò amorevole, et affettionato di Camillo, ma anco altri personaggi di conto, uno de’ quali fù il Cardinale Sans. Il quale quando fece relatione al Pontefice di quanto era stato concluso nella sacra Congregatione, gli lodò, e commendò tanto caldamente questo Instituto insieme con la bontà del fondatore che gli fece venir voglia di vedere e conoscere quest’huomo. Del che essendo stato avisato Camillo dal Sans per mezzo di Monsignor Cassano, andò subito a ritrovar il Pontefice nel Vaticano. Dove havendogli baciato i piedi con parole piene di molta semplicità gli disse che lui era Camillo servo inutile di cui indegnamente s’era servito Iddio per fondar quella Congregatione ch’ultimamente era stata dalla Santità sua confermata. Del che era andato à rendergline infinite gratie, et a sottometterla alhora per sempre a suoi santi piedi, e de suoi successori, et à quella Santa Sede Apostolica. Rispose il Pontefice che lo vedeva e conosceva volentieri e con suo contento, promettendo che nell’occorrenze gli haverebbe sempre aiutati, e favoriti. Nella qual benigna risposta confidato Camillo prese ardire di dimandargli gratia di poter cosi lui come tutti gl’altri della sua Congregatione portar una croce di panno Leonato sopra la sottana, e mantello per maggior distintione tra essi, e gli altri Chierici Regolari. Al che di buona voglia acconsentì il Pontefice dicendo esser ragionevole che si come l’instituto era differente da gli altri cosi ancora l’habito fusse differente, onde ordinò che gli ne facesse memoriale. Quale essendo stato fatto e da Camillo a sua Santità appresentato fù da quella alla medesima sacra Congregatione de Regolari commesso. Dove havendo Camillo presentata la forma, e misura della Croce che desiderava portare dipinta in un foglio di carta fù similmente tal dimanda giudicata necessaria. E però con un altro Breve Apostolico datto alli 26 di Giugno 1586 fù data facoltà a Camillo, e compagni di portare la Croce (cfr. Vms 77-78).

PROPOSITO E GIURAMENTO DEI PRIMI

«SERVI DEGLI INFERMI» NEL RICEVERE LA CROCE ROSSA

Roma 1586 – Testo di Camillo

Il papa Sisto V concesse ai religiosi di portare come simbolo e distintivo una croce rossa di panno sul petto. Il breve è del 1586, 26 giugno, «Cum nos nuper». Le formule del proposito e del giuramento furono usate dal 1586 al 1591.

Il candidato — secondo una liturgia inventata da Camillo — dopo aver partecipato alla celebrazione dell’Eucaristia, s’inginocchiava davanti all’altare e pronunciava le due formule. Quindi gli veniva appuntata sul petto la croce rossa, mentre i confratelli cantavano: «Chi vuol venire dietro a me prenda la sua croce e mi segua» e «Quanto a me non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo».

Onnipotente Iddio, creatore mio, misericordia mia, padre del mio Signore Gesù Cristo, ti rendo grazie infinite perché per la tua bontà ti sei degnato di chiamarmi al tuo santo servizio. E io per amor tuo, qui alla presenza della tua divina maestà e di tutta la Corte celeste, con tutto l’affetto del cuore e dell’anima mia, propongo di osservare castità, povertà e obbedienza e di servire i poveri infermi, tuoi figli e miei fratelli, per tutto il tempo della mia vita, con la maggior carità di cui io sarò capace, aiutato dalla tua divina grazia. Quindi, per l’amore che ti ha spinto a mandare il figlio tuo nel mondo a morire per il genere umano (ed egli disse che era venuto a portare il fuoco sulla terra, e che altro non voleva se non che fosse già acceso), io ti prego che tu mantenga il cuor mio acceso dal fuoco di tale amore senza che mai si estingua, perché io possa perseverare in questa santa opera e, perseverando, giunga alla gloria celeste, per poterti godere e lodare in eterno con i tuoi eletti. Amen.

Signor mio Gesù, per il grandissimo desiderio che ho di osservare questo mio santo proposito, e per armarmi contro le tentazioni future, alla tua divina presenza e dinanzi a tutta la Corte del Cielo giuro sul santo Vangelo che ogni volta che io pensassi di lasciare la Congregazione (cosa che Dio non permetta mai!) prima di allontanarmene mi ritirerò in una stanza per alcuni giorni, secondo il tempo che il superiore mi concederà. Qui mi raccomanderò alla tua divina Maestà, e poi farò tutto quello che riterrò meglio per la salvezza dell’anima mia. Così mi aiuti il Signore e questi santi Vangeli di Gesù Cristo.

SISTO V PAPA

A perpetua memoria.

  1. Domanda dell’abito.

Da poco tempo, Noi, con Apostolica autorità, abbiamo approvato e confermato la Compagnia o Congregazione denominata «Ministri degli Infermi», iniziata da Camillo de Lellis, Sacerdote della Diocesi Teatina, e dai suoi Compagni, col beneplacito Nostro e della Sede Apostolica.

L’approvazione è pienamente contenuta nella nostra lettera del 18 marzo scorso, scritta sotto forma di Breve.

Ora gli stessi Camillo e Compagni, per un più felice sviluppo della Congregazione, desiderano che, come il loro Istituto è distino dagli altri, cosi il loro abito si distingua da quello degli altri.

  1. Concessione dell’abito.

Noi, tenendo presente il contenuto del predetto Breve, su consiglio dei diletti nostri figli Cardinali di S.R.C., deputati dall’autorità Apostolica allo stato dei Regolari, con la presente concediamo, per autorità Apostolica, a Camillo e agli altri Superiori e persone di detta Congregazione, il permesso e la facoltà di portare in perpetuo, sulle loro vesti a lato destro, una Croce di panno grosso di colore rossiccio, detto ini volgare tanè.

  1. Clausola derogatoria e data.

Ciò vale nonostante qualsiasi Costituzione e Ordinazione Apostolica o qualunque altra contraria disposizione.

Dato a Roma presso S. Pietro, sotto l’anello del Pescatore, il giorno 26 giugno 1586, secondo anno del Nostro Pontificato.

Tho.Thom Gualteruzio