Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica – Scrutate

scrutate-2-Insieme dietro la nube

 

“SCRUTATE”

Seconda lettera circolare che la Congregazione per gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica, ha indirizzato ai consacrati in preparazione all’anno della Vita consacrata che si apre il 29 novembre.

 

La lettera “Scrutate” ci invita “a vegliare sull’umano e sul suo destino spirituale”. Lo ha detto, mercoledì 15 ottobre, a Roma, alla Pontificia Università Urbaniana, suor Suor Nicla Spezzati, sottosegretario della Congregazione per gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica, presentando la seconda lettera circolare che la Congregazione ha indirizzato ai consacrati in preparazione all’anno della Vita consacrata che si apre il 30 novembre.

“I nostri sguardi – ha osservato la religiosa – sono a volte ‘spenti’ nei mondi virtuali”; di qui l’invito ad “allenare il nostro sguardo, la nostra ’anima, l’attitudine ad intus legere, a custodire la fede che sostanzia la speranza”, ma anche ad avere cura dell’umano e a “sostare nella preghiera di intercessione”. “Scrutare significa conquistare lo sguardo di Dio sulla vita, sugli altri, su noi stessi. Uno sguardo benevolente, fiducioso, sereno”, ha fatto notare padre Mario Aldegani, superiore generale della Congregazione dei Giuseppini del Murialdo, per il quale la vita consacrata va vissuta “come vita di passione per Dio e l’umanità, come samaritana capace di riconoscere le sue ferite e lasciarsele curare, come capacità di farsi essa stessa curatrice e guaritrice”. Per padre Lorenzo Prezzi, dehoniano, direttore della rivista “Testimoni”, il documento indica anche “una nuova stagione della Congregazione, un avvenuto mutamento di clima”.

“Oggi più che mai – assicura mons. Carballo – il mondo ha bisogno di uomini e donne che vivano il Vangelo, siano profeti e seminatori di speranza. Per questo la vita consacrata è attualissima, controcorrente ma attualissima”. Commentando nel suo intervento il titolo della lettera, il segretario del dicastero responsabile dei religiosi ha spiegato che l’esortazione “Scrutate” costituisce un passo avanti, rispetto a “Rallegratevi”, nel percorso di preparazione all’Anno della vita consacrata A cinquant’anni dal Concilio, per il segretario della Congregazione vaticana, i consacrati sono chiamati a fare memoria di “un evento vivo in cui abbiamo riconosciuto la nostra identità più profonda” e che ha affidato un metodo: “il metodo della riflessione che si compie sul mondo e sulla vicenda umana a partire dalla Parola di Dio”. La vita consacrata “sta attraversando un guado ma non può restarvi in modo permanente. Siamo invitati ad operare il passaggio”: ad essere “chiesa in uscita”, secondo la definizione del Pontefice. Con particolare vigilanza “per cogliere la sfida delle domande che provengono dai crocevia del mondo”, la vita consacrata è chiamata anche a individuare “strade nuove e coraggiose per raggiungere tutti” e a “vivere con particolare intensità la statio dell’intercessione”.

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In cammino sui segni di Dio. Così è la vita dei consacrati: un continuo viaggio che parte dalle proprie esperienze quotidiane e si conclude con l’incontro con Cristo. Itinerario a tratti difficile, a volte irto di ostacoli, caratterizzato dalla fecondità apostolica, dall’esercizio delle virtù, dalla maturazione umana e spirituale, ma con un elemento che non dovrebbe mai mancare: la gioia. È su questo leitmotiv che si articola la seconda lettera circolare della Congregazione per gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica, dal titolo Scrutate. Ai consacrati e alle consacrate in cammino sui segni di Dio.

Il testo vuole essere uno strumento per rileggere gli ultimi cinquanta anni dell’esperienza dei consacrati alla luce degli insegnamenti del concilio Vaticano II e del magistero di Papa Francesco. Propone di predisporre una sorta di bilancio sugli sforzi compiuti: su quello che è stato prodotto in termini di fecondità e su quanto, invece, non è stato fatto fruttificare. La lettera, però, non si limita a delineare il ritratto della vita consacrata in un determinato momento storico, ma cerca di far riflettere sui successi e sulle mancanze per invitare a proseguire il cammino con spirito profetico. Cerca, cioè, attraverso gli errori e i risultati ottenuti, di offrire un contributo per rendere ancora più fedele agli insegnamenti evangelici la vita personale e comunitaria di quanti hanno scelto di seguire Cristo più da vicino. Il verbo «scrutare» che dà il titolo al documento esprime al meglio questo senso di verifica, questo atteggiamento aperto alle sfide del mondo contemporaneo, questo sforzo di tenere desta l’attenzione per riconoscere i segni dello Spirito che invita a esplorare nuovi orizzonti. A questa spinta dinamica, che vuole far uscire dal proprio piccolo mondo per ritrovarsi immersi nella storia quotidiana di milioni di uomini e donne alla ricerca di un senso della vita, si affianca l’invito alla veglia. Il termine vegliare ricorre varie volte nella lettera e rimanda a determinate figure bibliche. Vegliare comporta la necessità della preghiera, rimanda al senso di precarietà, al riconoscimento dei propri limiti e della grandezza di Dio, che provvede alle sue creature. Ricorre, prorompente, l’invito di Papa Francesco a lasciare agire lo Spirito, a non opporre resistenza, ma a lasciarsi guidare per essere più coerenti con il Va n g e l o . Nelle intenzioni dei curatori, la lettera vuole anche essere un modo per esprimere a Dio la riconoscenza per i tanti doni ricevuti non solo a livello personale, ma anche comunitario. Desidera anche riconoscere l’impegno e il sacrificio di tanti uomini e donne consacrati che hanno donato la loro vita a Cristo. La memoria riconoscente vuole essere anche un atto di fede nella presenza di Dio operante nella storia. Significativo, a questo proposito, è l’invito che i curatori hanno collocato nell’introduzione: «Rivestiamoci delle armi della luce, della libertà, del coraggio del Vangelo per scrutare l’orizzonte, riconoscervi i segni di Dio e obbedirgli. Con scelte evangeliche osate nello stile dell’umile e del piccolo». Certamente, in questo cammino, l’immagine dell’esodo biblico è quanto mai appropriata per descrivere l’itinerario dei consacrati. Alti e bassi, come nel racconto scritturistico, che hanno caratterizzato il percorso del popolo ebraico dalla schiavitù d’Egitto alla Terra promessa, sono stati frequenti anche nel rinnovamento degli istituti religiosi negli anni successivi al Vaticano II . Appare così in tutta la sua importanza la funzione della nube che precede il popolo di Dio. I consacrati scrutano l’orizzonte per essere guidati a riscoprire il carisma originario adattandolo alle necessità dei tempi. Per questo, il loro sforzo in questi cinquanta anni è stato rivolto in primo luogo a compiere un discernimento, che ha portato a risultati caratterizzati spesso da entusiasmo, ma anche da delusioni amare. Nella lettera, e non poteva non mancare, si ripercorrono i grandi momenti conciliari nei quali si è parlato di vita consacrata in tutte le sue forme all’interno della Chiesa. Si ricordano la nascita e la stesura dei documenti principali, a cominciare dal decreto Perfectae caritatis, del quale, nel 2015, verranno celebrati i cinquanta anni della promulgazione. È l’occasione per sottolineare come la vita fraterna e la formazione abbiano assunto dopo il concilio un rinnovato ruolo e un’importanza più marcata, o per lo meno, siano stati presentati con un linguaggio nuovo. La parte centrale della lettera ha per sottotitolo In vigile veglia . Si apre con le parole del racconto del primo libro dei Re, nel quale Elia, salito sul monte Carmelo, vede all’orizzonte una piccola nuvola giungere dal mare. È evidente che la simbologia biblica rimanda ancora una volta alla presenza di Dio, alla sua guida sicura e fedele verso un destino di gioia e di felicità, che, già in germe sulla terra, si realizzerà compiutamente con l’avvento definitivo del Regno. In questo senso, appare in tutta la sua forza profetica Elia, scelto dalla tradizione patristica quale modello per la vita monastica, sia per il suo esempio di solitudine e di ascesi, sia per la passione per l’alleanza e la fedeltà alla legge di Dio, sia per l’audacia nel difendere i diritti dei poveri. Non a caso, l’esortazione apostolica Vita c o n s e c ra t a richiama l’esempio e la figura di Elia a sostegno della natura e della funzione profetica della vita consacrata stessa. Essa è, infatti, essenzialmente profetica perché vuole realizzare già su questa terra quello che saremo in futuro nella pienezza dei tempi di Dio. Anche il simbolo del mantello che Elia lascia cadere su Eliseo, mentre viene rapito in cielo, è interpretato come il passaggio dello spirito profetico dal padre al discepolo e indica il ruolo dei religiosi nella Chiesa, tra memoria e profezia sempre nuove. Nel testo si parla poi di profezia della vita conforme al Vangelo, della vigilanza, della mediazione. La lettera riserva un’intera sezione alla riflessione personale e comunitaria, attraverso le parole di Papa Francesco, che in più occasioni ha trattato dei temi che riguardano la vita consacrata. Il sottotitolo è quanto mai accattivante: Le provocazioni di Papa Francesco . Troviamo spunti per ogni situazione in cui un religioso può imbattersi. A cominciare dalla coerenza con il Vangelo, dalla ricerca della propria vocazione all’interno della Chiesa, fino al discernimento di cosa significhi essere profeti. Senza dimenticare «la passione missionaria, la gioia dell’incontro con Cristo che vi spinge a condividere con gli altri la bellezza della fede, allontana il rischio di restare bloccati nell’individualismo». Il Papa invita poi alla riflessione sull’essere lievito che può produrre pane per tanti: l’ascolto dei bisogni, dei desideri, delle delusioni, della speranza. I religiosi, infatti, possono ridare speranza ai giovani, aiutare gli anziani, aprire strade verso il futuro, diffondere l’amore in ogni luogo e in ogni situazione. «Se questo non accade, se la vostra vita ordinaria manca di testimonianza e di profezia — avverte il Pontefice — allora, torno a ripetervi, è urgente una conversione!». La lettera si conclude significativamente con una preghiera a Maria: Ave, Donna dell’Alleanza nuova . Alla Vergine viene chiesto di sostenere «la nostra veglia nella notte, fino alle luce dell’alba nell’attesa del giorno nuovo». Per concedere quella profezia che «narra al mondo il gaudio del Vangelo, la beatitudine di coloro che scrutano gli orizzonti di terre e di cieli nuovi e ne anticipano la presenza nella città umana».

 

Nicola Gori

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