Con la Bolla Illius qui pro gregis, che è la nostra Magna Charta, il pontefice Gregorio XIV erige la nostra Congregazione in Ordine religioso, ne delinea le leggi fondamentali e l’arricchisce di privilegi.
Nella Bolla, Gregorio XIV afferma che la comunità di Camillo era “gradita ed accetta alla gente e tanto utile e necessaria per l’aiuto del prossimo che il numero dei soci era molto cresciuto e molti fedeli desideravano grandemente essere Ricevuti in questa Congregazione”.
Con la Bolla Illius qui pro gregis vengono introdotte alcuni novità: il ministero dei Ministri degli Infermi abbraccia ora anche le carceri e le case private; l’assistenza globale al malato sia nel corpo che nello spirito, di giorno che di notte; la presenza continua accanto agli agonizzanti fino alla loro morte; la sottolineatura del ruolo centrale della carità, anima della vita e dell’attività della comunità, fatta senza alcuna ricompensa materiale.
Nella Bolla, il Papa Gregorio XIV concede all’Ordine camilliano la facoltà di aggregare laici, impegnandoli nell’esercizio del carisma camilliano in aiuto dei religiosi. “Il Prefetto Generale, e con la sua autorizzazione gli altri Prefetti o Superiori delle Comunità locali possono aggregare e riunire in una propria Congregazione altri secolari, Laici, Chierici e Sacerdoti per esercitare le stesse pie opere di misericordia e di carità. Coloro che sono così aggregati partecipano a tutte e singole indulgenze e grazie della Congregazione”.
Affiora vivo più che mai, anche l’intrinseco legame tra Crocifisso e Carità, che si ripropone anche nella “Formula di vita” redatta da San Camillo per il nostro Ordine, e che contiene tutti gli elementi che vengono ripresi nel 1591 proprio nella Bolla di istituzione: la “Formula di vita”, infatti, mentre indica la specificità del carisma dei Ministri degli Infermi, riafferma la priorità del Crocifisso e la funzione primaria della carità nel servizio agli ammalati: “Se alcuno – sono le parole di San Camillo -, ispirato dal Signore Iddio, vorrà esercitare l’opre di misericordia, corporali et spirituali, secondo il Nostro Istituto, sappia che ha da esser morto a tutte le cose del mondo, cioè a parenti, amici, robbe, et a se stesso, et vivere solamente a Giesù Crocifisso sotto il suavissimo giogo della perpetua povertà, castità, obidienza et servigio delli poveri infermi ancorché fussero appestati, nei bisogni corporali et spirituali, di giorno et di notte […], il che farà per vero amor de Dio, et per far penitenza de suoi peccati; ricordandosi della Verità Christo Giesù”.
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